Come si può ben immaginare, a quel tempo vendere un sistema di questo tipo agli agricoltori era estremamente difficoltoso, innanzi tutto per la reticenza al cambiamento degli interlocutori, e soprattutto per la difficoltà di spiegarne il funzionamento, tanto complesso se paragonato all’aratura tradizionale.
Per superare questo ostacolo Amedeo decide di realizzare un modellino (foto) in scala delle due unità di trazione e del sistema di aratura a vomeri. Con questa geniale idea si presentava ai potenziali clienti con i modellini, in legno, da lui realizzati, ed indispensabili per comprendere, inequivocabilmente , il funzionamento del sistema.
L’idea ha un grande successo e vengono realizzate più di 60 unità, ( 30 sistemi completi), per questo progetto riceverà anche un importante riconoscimento.
Nello stesso periodo Amedeo costituisce la soc. Tormene che, oltre ad avere la propria fonderia, realizza lavorazioni meccaniche e sviluppa prodotti per il settore del gas – i così detti “riduttori di pressione”- che regolano la pressione del gas generato con il carbon coke.
Il 1907, individuato come data fondativa di Tormene, in realtà non ne rappresenta la vera nascita, si tratta della più vecchia fattura ritrovata intestata alla società. Di conseguenza la sua costituzione è certamente anteriore a tale anno.
L’inizio della Grande Guerra lascia dei segni profondi nella struttura industriale veneta, e Tormene non è una eccezione. Amedeo Tormene viene richiamato dall’esercito e partecipa attivamente alla guerra fino al suo congedo che avviene con il grado di Maggiore della riserva, mentre la famiglia e l’azienda vengono trasferiti in Toscana dove la produzione viene dedicata alla realizzazione di granate.
Grazie al valore professionale dimostrato Amedeo viene coinvolto nel comitato per la ricostruzione al termine della prima guerra mondiale ricoprendone l’incarico di Vice presidente.
Negli anni 20’/30’ vengono scoperti e comincia l’estrazione dei giacimenti di gas naturale in Polesine (foto) e grazie all’esperienza maturata con il gas di carbone i “riduttori di pressione” vengono realizzati anche per l’utilizzo con il gas naturale.
Gli anni della ricostruzione sono anni in cui vengono realizzati nuovi progetti, e la Tormene realizza così il nuovo stabilimento in Via San Massimo a Padova. Durante il periodo Fascista Amedeo tiene una posizione critica nei confronti della politica nazionalista, per questa ragione evita di ricoprire incarichi istituzionali nell’associazione di categoria, scegliendo così un più basso profilo.
L’attività di fonderia continua mente si sviluppa sempre più la parte meccanica dedicata alla costruzione dei regolatori di pressione. La fabbrica occupa più di 50 persone tra il reparto di fonderia e la parte di lavorazioni meccaniche.
Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale la posizione critica nei confronti di quella che si è trasformata in una dittatura diventa una frattura insanabile, Amedeo decide di chiudere temporaneamente l’attività, non accettando di lavorare per i militari.
In azienda, nel frattempo, sono entrati 3 dei 6 figli, Carlo, Otello e Tristano, mentre il più giovane Poliuto parte volontario per il fronte, Carlo non farà ritorno al termine della guerra.
Con la ritirata dei Tedeschi, dopo la caduta della Repubblica di Salò, le truppe rastrellano tutto quello che possono, e la Tormene non fa eccezione, i tedeschi caricano sui mezzi militari tutte le attrezzature e le macchine e lasciano la Fabbrica come una “scatola vuota”.
L’euforia della fine della guerra viene quindi velata dalla tristezza di dover ricominciare tutto da zero, come molti in quegli anni, ma la tempra è forte, e la presenza in azienda dei tre figli Otello, Tristano, e Poliuto, non scoraggiano Amedeo che si reca a Milano ed acquista nuove macchine utensili con un impegno a pagarle sulla parola. (Quelli erano anni in cui una stretta di mano valeva più di qualsiasi contratto scritto).
L’attività riprende ma disgraziatamente nel 195… Amedeo Tormene viene stroncato da un infarto e lascia l’azienda ai suoi tre figli.